La forza della ragione e la ragione della libertà

Il 20 agosto del 1960, Pasolini, in risposta ad un giovane lettore, Giacinto Malaguzzi, che lo interrogava sul “disco di Vie Nuove”, concernente l’eccidio di Reggio Emilia e la sua riproduzione sonora, scrisse una bellissima lettera, di cui riporto la memorabile conclusione:

I nostri avversari sono, criticamente e razionalmente, tanto deboli quanto sono poliziescamente forti: non potranno mentire in eterno. Dovranno pur rispondere, prima o poi, alla ragione con la ragione, alle idee con le idee, al sentimento col sentimento. E allora taceranno: il loro castello di ricatti, di violenza e di menzogne crollerà […] Gli italiani, per una parte, sono ingenui e politicamente immaturi: ma sono naturalmente intelligenti e si stanno rendendo conto da che parte sta la ragione

Il riferimento è a quella passata alla storia come la strage di Reggio Emilia, dove il 7 luglio del 1960  le forze dell’ordine uccisero cinque civili inermi, tutti operai iscritti al PCI: Lauro Farioli, Ovidio Franchi, Emilio Reverberi, Marino Serri e Afro Tondelli, detti “i morti di Reggio Emilia”, e ferirono altre venti persone, nel corso di una pacifica manifestazione di protesta alla quale parteciparono migliaia di cittadini e di lavoratori.

Non è questa la sede per entrare nel dettaglio di questa triste vicenda della storia repubblicana. Mi limito solo a ricordare che la folle ed inutile azione reppressiva, che dette vita ad una sparatoria ingiustificata, è stata documentata da oltre trenta minuti di audio che riporta la tremenda sequenza di spari e mitragliate, le urla disperate dei manifestanti, le sirene, i pianti, il frastuono, in uno scenario indegno di un paese civile.

Il quesito del lettore non verte sulla tragicità dell’evento, di per sè palesemente riprovevole, quanto sulla documentazione incisa su disco che ne è scaturita. Su come possa essere definita la cronoca sonora di un delitto tanto efferato. Per dover di cronaca, i fatti costringeranno alle dimissioni il governo Tambroni, monocolore democristiano con il determinante appoggio esterno del M.S.I. e dei monarchici. Pasolini, in maniera impeccabile offre una convincente chiave di lettura sul quesito postogli, che culminerà nella conclusione sopra citata.

La raccolta dei dialoghi di Pasolini con i suoi lettori

Il pezzo di Pasolini compone una bellissima raccolta dal titolo Le belle bandiere, edita da Editori Riuniti, che raccoglie i dialoghi del poeta con i suoi lettori, nella prima metà degli anni Sessanta del secolo scorso. Ad interagire con Pasolini erano in prevalenza giovani comunisti. Il testo raccoglie una preziosa documentazione fatta di lettere, versi, polemiche, interventi nel dibattito politico e culturale dell’epoca. Da qui si evince l’impareggiabile onestà intellettuale di Pasolini, la sua enorme capacita critica e la sua straordinaria conoscenza delle dinamiche del potere e del controllo politico-sociale.

Quando lo sconforto mi assale ritorno a Pasolini. Puntualmente. Per me è uno dei pochi porti sicuri su cui approdare, quando la tempesta incombe. Un luogo di pace e di consolazione. Come poeta e come intellettuale. Della sua forza intellettuale oggi avremmo disperato bisogno. Proprio oggi, che i poveri e ridicoli pseudo-intellettuali, che non sarebbero degni neppure di spolverare la scrivania di Pierpaolo, infestano ogni giorno i salotti televisivi. Sono lì che si atteggiano, dall’alto di non so quali competenze, impettiti e pateticamente ignoranti, a proferire e ripetere sempre le stesse banalità. Oggi che la democrazia italiana ha subito un colpo durissimo avremmo tutti bisogno di intellettuali veri.

Concedetemi di estrapolare questa potentissima conclusione pasoliniana dal contesto storico in cui essa fu pronunciata e di applicarla alla situazione attuale che stiamo vivendo. Ritengo che il suo effetto, la sua efficacia, la sua dirompente forza non cambi minimamente. Provo a calarla ai giorni nostri, al clima velenoso che si respira in ogni anfratto della discussione e del confronto politico, all’irreale sostrato di falsità che ci colpisce e ci terrorizza senza sosta. Provo a calarla al contradditorio e al dibattito televisivo, spesso inesistente, e quand’anche esso sembri palesarsi, viene offerto in pasto al pubblico come rapida e fastidiosa concessione.

La applico e l’effetto non cambia. Quelle parole così energiche, così vibranti, non risentono né del tempo, né del contesto. Questo fatto mi angoscia e mi atterrisce nella misura in cui fa materializzare in me una speranza. Più la applico più la trovo straordinariamente coerente col dispiegarsi davanti ai miei occhi delle vicende e dei fatti odierni. Fatti così complicati da analizzare, anche quando sembrano esserci buone ragioni per ritenerli assolutamente veritieri. Più la applico più essa risponde meglio ai tanti, troppi dubbi che si sono eretti. Uno sopra l’altro, nel corso di questi venti mesi, all’interno di un perenne quadro emergenziale che inizia a lasciar intravedere crepe piuttosto vistose.

Mi sono chiesto più volte come Pierpaolo avrebbe mai potuto commentare le scelte di questa classe dirigente. Per esempio come avrebbe reagito davanti ad una situazione come quella che abbiamo vissuto tre giorni fa, che ha visto prender forma una forzatura tanto incomprensibile quanto insensata da parte del Governo, nei confronti di due categorie: le forze dell’ordine e gli insegnanti. Mi chiedo cosa avrebbe potuto dire se fosse stato presente qui con noi. Quali parole avrebbe utilizzato per descrivere una condizione di privazioni crescenti, come quella che si sta materializando in maniera così inquietante davanti ai nostri occhi.

Io  non lo so se la ragione, se le idee, se il sentimento siano elementi e prerogative di coloro che attualmente governano l’Italia. Io non so se costoro che dovrebbero tutelare, salvaguardare ed avere a cuore la salute e i diritti dei propri cittadini, stiano effettivamente svolgendo un compito che vada davvero in questa direzione. So solo che un giorno, non troppo lontano, dovranno veramente rispondere delle scelte che hanno fatto. E anche se non lo faranno con la ragione, con le idee e con il sentimento, in qualche modo dovranno pur farlo. Allora, certamente, si capiranno molte cose.

Quest’epoca devastata da un’inaudita e controversa gestione politica, giuridica e sanitaria, sta andando spedita verso il baratro e se non si pone un freno a certe misure, se non ci si apre al confronto, se non si valutano diverse strtegie, rischia di mantenere soltanto il ricordo della libertà. Come sosteneva Albert Camus:

L’unico modo per affrontare un mondo non libero è diventare così assolutamente liberi che la tua stessa esistenza è un fatto di ribellione

Anche questo frammento racchiude un’ampia e profondissima riflessione che tutti noi dovremmo fare in questi mesi maledettamente tristi. Mesi privi dei sorrisi sempre più intrappolati nelle mascherine, inariditi da distanze che si fanno sempre più incolmabili, manchevoli di gesti veri, di parole coraggiose e di affetti reali, prosciugati di ogni tentativo di voler vivere davvero.

Non possono mentire in eterno. Lo sappiamo Pierpaolo. Loro un giorno risponderanno; forse. Noi che ancora abbiamo qualche residuo di forza non dobbiamo smettere di lottare. Lottare proprio con la forza della ragione e con la resistenza morale che essa dà, cercando ancora una volta, seppur nella più cupa solitudine, di restare liberi.