Eraclito – Dell’origine. L’oscuro e immenso filosofo del logos

I frammenti di Eraclito, di cui abbiamo una bella raccolta nell’edizione Universali Feltrinelli, dal titolo Dell’origine, sono tra gli scritti filosofici più enigmatici, profondi e affascinanti mai redatti nell’antichità. Soprannominato “l’Oscuro”, fin dai tempi di Aristotele, per via del carattere enigmatico della sua scrittura, Eraclito, nato ad Efeso intorno al 540 a. C. circa, scrive un opera memorabile, che sebbene composta solo da pochi frammenti sparsi (gli unici conservati ed arrivati fino a noi), è sufficiente per offrire una precisa idea del suo stile e del suo pensiero. Ci troviamo dinnanzi ad una prosa elevata, un linguaggio proprio degli oracoli permeato da un’ambiguità continua, pervaso da un ritmo stringente che genera un effetto poetico straordinario. Tutto questo è concentrato in poche frasi, poche parole, che contemporaneamente scavano un abisso ed elevano l’anima. È stupefacente come da un numero così limitato di frammenti, emerga una forma di pensiero filosofico di questa portata.

Il filosofo del Logos

Eraclito è il filosofo del Logos. Logos (λόγος) è una parola che in greco rimanda alla radice légο (λέγω) che richiama il significato di legare e di raccogliere. È una parola importantissima per gli antichi greci, che ha una molteplicità di significati. Da un punto di vista linguistico significa “parola” e “discorso” mentre se la consideriamo da un punto di vista logico va intesa come “pensiero” e “argomento”. Ma il termine logos ha anche una natura più oggettiva, come di una regola intrinseca alle cose, una legge obiettiva che è possibile apprendere dal mondo circostante, esposta magistralmente nel frammento 69. Il temine logos inoltre ricopre il ruolo di radice per una serie impressionante di espressioni e contenuti come per esempio opinione, relazione, rapporto, ragion d’essere, causa, spiegazione, enunciato, definizione, ragione, proporzione, intelligenza.

Il significato principale che Eraclito intende per logos è quello legato alla dimensione del discorso, della ragione, della proporzione e dell’intelligenza.

Come discorso la sua funzione è essenziale, in quanto invita gli uomini ad ascoltare il proprio logos, ovvero a seguire il proprio discorso. Ma comprendere il logos per così dire discorsivo, coincide con la comprensione del logos inteso come ragione, elemento che costituisce la vera realtà delle cose. Infine nei termini di proporzione il logos va recepito come ciò che incute armonia alle cose, con l’invito a superare la doxa, (l’opinione) per cogliere dietro la molteplicità delle cose, la verità. Ma il logos è anche e soprattutto l’intelligenza di afferrare ciò che coglie l’unità degli opposti, che non sono altro che espressione di un’unica unità di fondo.

Ciò che si oppone converge, e dai discordanti bellissima armonia

Questo frammento appena riportato rappresenta l’enunciazione più limpida e sublime dell’unità degli opposti e dell’armonia che scaturisce anche dagli opposti. Un frammento famosissimo di Eraclito, breve ma straordinariamente evocativo. L’armonia e la connessione sono quindi comprensibili in base alla tensione e al conflitto che anima gli opposti. Gli opposti, in questa grandissima visione, esprimono l’unità di fondo che ha bisogno di essi in una continua trasformazione dell’uno nell’altro che genera quella discorde armonia. Eraclito sottolinea in un altro frammento come l’opera del Divino sia caratterizzata necessariamente da una componente di immanenza e trascendenza.

Disperde e ancora raduna, e si avvicina e si allontana

E ancora

Congiungimenti intero e non intero, convergente divergente, consonante dissonante: e da tutte le cose Uno e da Uno tutte le cose

Queste che Eraclito individua sono tre coppie di opposizioni binarie (quantità, qualità e modalità). Secondo Giorgio Colli, grande filosofo e storico della filosofia, qui viene esposta una logica cosmogonica la cui unità sconfina nella molteplicità, in una transustanzialità costitutiva. Il logos dell’uomo sveglio coglie dunque la verità, le sue parole ed i suoi pensieri ricalcano esattamente il logos intrinseco delle cose.

Il sedicesimo frammento sotto proposto è uno dei più famosi di Eraclito. Qui il filosofo di Efeso parla del Divino come radice comune e armonia degli opposti fondamentali che governano tutto quello che troviamo nel mondo visibile. Ma questo divino è anche coinvolto e immerso nelle vicende del mondo visibile in quanto prende nome ed acquisisce forma a seconda della rete rappresentativa attraverso la quale viene colto e si coglie. Il contenuto filosofico di questi frammenti è davvero di notevole portata. Il Divino è sia Principio-in-sé che Principio-fuori-di-sé e ogni rappresentazione, anche se illusoria, interviene in qualche modo a costituire la realtà cosmica.

Il dio è giorno notte, inverno estate, guerra pace, sazietà fame, e muta come il fuoco, quando vi si mescolano aromi, prende nome secondo il gusto di ciascuno

È altrettanto doveroso sottolineare come emerga qui l’archè eracliteo identificato col fuoco. L’archè è il principio primo che sta all’origine della realtà, la cui ricerca è stato un fattore fondamentale che dette inizio alla primissima riflessione filosofica dei greci. Per Eraclito l’elemento che meglio rappresenta il trapasso di ciascun fenomeno sensibile nel proprio opposto è il fuoco, agile e mutevole. È il fuoco l’elemento-base, l’unico elemento capace di dare consistenza e regolarità al continuo fluire. Per Eraclito notte e giorno sono una cosa sola, il divino. La notte preesiste al giorno che da essa nasce.

Davvero un filosofo del divenire?

È ormai prassi abituale attribuire ad Eraclito la definizione di filosofo del divenire. Il famoso pànta rei (tutto scorre) viene considerato il carattere peculiare della filosofia eraclitea. In verità a distorcere il pensiero eracliteo sono i suoi seguaci, in particolare Cratilo, che estremizza uno degli aspetti più interessanti della filosofia di Eraclito. Il frammento è celeberrimo. In realtà sono tre frammenti che per comodità mettiamo in relazione, il frammento 28, il frammento 30 e il 31.

entrano negli stessi fiumi, ma acque sempre diverse scorrono verso loro

nello stesso fiume non è possibile entrare due volte

negli stessi fiumi entriamo e non entriamo, siamo e non siamo

In queste brevissime ma significative frasi, Eraclito ci invita a cogliere il perenne nascere degli oggetti dell’esperienza. Essi non possono essere fissati nelle reti del concetto ma si presentano in una veste di continuo sorgere alla percezione. Nel suo flusso ogni sostanza (in questo caso l’acqua) è provvisoria pur avendo un’apparente persistenza. Cosa siamo dunque noi? Siamo sostanza-non-sostanza che a sua volta entra in contatto con sostanze-non-sostanze.

I frammenti gnomici

All’interno dei frammenti gnomici troviamo il memorabile frammento 57. Basterebbero queste sei parole per comprendere l’immenso spessore filosofico di Eraclito.

uno solo, per me, è diecimila

Questo frammento ha una duplice valenza. Da una parte enuncia una concezione della vita tesa a valorizzare il singolo, in perfetta sintonia con la visione aristocratica di eccellenza spirituale individuale. Dall’altra parte è sottesa una profondissima intuizione: ogni singolo (uno solo) in realtà è composto da infinti altri singoli (diecimila).  Il singolo è sostanziato di infinito. Nell’atto stesso in cui il singolo si offre alla forma, si dissolve nell’indistinto. È incredibile il modo in cui Eraclito riesca in un colpo solo ad esprimere come il culmine dell’individualismo corrisponda all’inessenzialità della forma individuale.

Conoscenza e anima

Di grande impatto e di straordinaria valenza filosofica è anche il raggruppamento di frammenti che vanno da Della conoscenza fino a Dell’anima, nell’ultima parte del testo. Qua ci troviamo a percorrere piccoli brani, uno più suggestivo dell’altro. Tutti sono importanti e degni nota. Ne propongo alcuni davvero significativi che evidenziano ancora una volta la grande portata del pensiero di Eraclito.

a tutti gli uomini tocca in sorte di conoscere se stessi e cogliere la sapienza suprema

Tutti glie esseri umani, secondo Eraclito, prima o poi realizzano la conoscenza del proprio Sé. Da qui si passa necessariamente se si vuole raggiungere il culmine della sapienza. È la premessa di quello che sarà l’imperativo socratico del “conosci te stesso”.

i molti non colgono la vera natura delle cose in cui si imbattono, né le conoscono dopo averle apprese, ma se ne costruiscono un’opinione

Qui Eraclito critica tutte le forme di conoscenza che esulano dall’entrare in contatto diretto con la vera essenza delle cose. Noi non facciamo altro che costruire opinioni, rappresentazioni individuali che non hanno nulla a che vedere con la realtà dell’oggetto che osserviamo.

i confini dell’anima, per quanto lontano tu vada, non li scoprirai, neanche se percorri tutte le vie: così abissalmente si dispiega.

Secondo Eraclito l’anima (psyché) è costituita dal fuoco e dato che il fuoco è eterno, di conseguenza l’anima è immortale. Ad essa è riservato un destino oltremondano. Nel frammento è evidente che l’anima affonda le radici nel flusso infinito del cosmo. Radici che hanno una duplice direzione: verso l’interno, in direzione dell’Assoluto, e verso l’esterno attraverso un dispiegamento (abissalmente si dispiega) che non ha mai fine.

Concludo col frammento 116. Tre parole, che racchiudono magistralmente il lato oscuro e allo stesso tempo sublime della filosofia di Eraclito:

l’ Origine ama nascondersi

Cosa siamo noi? Cos’è la vita? È reale ciò che vediamo? Una riflessione profondissima si cela dietro questo frammento. Ciò che origina si cela, misteriosamente, dietro l’apparenza delle cose che origina, pur manifestandosi attraverso di esse. Non si finisce mai di esplorare per davvero la grandezza di questo concetto. Ogni manifestazione del Principio è anche suo nascondimento. È questa l’ambiguità del cosmo in cui viviamo. Il senso della vita è racchiuso qui, in quella tensione inarrestabile ed inesauribile al congiungimento che l’uomo persegue, perché la spinta a ricongiungersi con “ciò che origina” è incessante e per certi versi incontrollabile.

Eraclito è un  filosofo di straordinaria importanza, dal quale non si può prescindere all’interno della storia dell’evoluzione del pensiero umano. Diversi aspetti della sua filosofia sono stati ampiamente ripresi da Platone e da tutto lo stoicismo. È un filosofo che non smette mai di stupire, la cui forza dirompente non ha mai fine, come se da questi brandelli di frasi e riflessioni scaturisse inarrestabile una linfa sapienziale di inestimabile valore. È un opera irrinunciabile la sua. Un immersione profonda agli albori del pensiero greco, all’interno di quello che è stato il più grande pensiero della storia dell’umanità; agli albori della nostra tradizione filosofica, ma anche ai primordi del viaggio più bello che ci è concesso compiere: quello in direzione di noi stessi.