Ermete Trismegisto – Corpus Hermeticum. Il grande messaggio della filosofia antica che arriva fino a noi

Il Corpus Hermeticum di Ermete Trismegisto, insieme al De hominis dignitate di Giovanni Pico Della Mirandola, è il testo chiave del Rinascimento e dell’Umanesimo italiano.

Il Corpus Hermeticum è giunto alle corte di Cosimo de’ Medici nel 1463, dopo la diaspora dei dotti in seguito alla presa di Costantinopoli da parte dell’impero Ottonano nel 1453. Tutta una serie di manoscritti di inestimabile valore raggiungono, a metà del 1400, le più importanti corti nobiliari d’Italia, dove vengono acquistati e fatti tradurre. Della traduzione del Corpus Hermeticum si occupa Marsilio Ficino, esponente di spicco dell’Accademia Platonica appena fondata e già traduttore dei dialoghi platonici e delle opere di Plotino.

Protagonista di questo testo è Ermete Trismegisto, il “tre volte grande”, figura mitologica, ritenuta anteriore non solo a Platone e ad Aristotele ma anche a Mosè. Il corpus è un insieme di frammenti e opere diverse, ma più precisamente possiamo definirlo come la raccolta di diciassette trattati mistico-mitologici-religiosi, redatti in greco, più la parte finale, l’Asclepio, pervenutaci nella versione latina, databili al periodo tardo ellenistico e quindi in piena tradizione neoplatonica. L’autorevolezza del testo non viene intaccata neppure quando venne dimostrato, senza ombra di dubbio, che il corpus era stato composto, appunto, nell’epoca delle prime fonti cristiane. Ma il paradigma dell’antichità permane, cosi come riecheggia un velo di mistero, di oscurità, di presagio e soprattutto di grande autorevolezza nella figura di Ermete.

“Questo essere così fatto sfugge alla nostra conoscenza, è senza limiti, non può essere compreso né misurato, non può essere né sostenuto, né portato o indagato con i nostri mezzi. Dove sia, dove vada, da dove venga, come agisca e di quale natura sia non si può sapere. Si muove nell’assoluta immobilità e l’immobilità si muove in lui”.

A questo testo, complesso e affascinante, dal lessico raffinato, che rappresenta un’originale interpretazione filosofica della realtà umana, quale propagazione stessa del divino, si ispirano molti filosofi rinascimentali, convinti di avere tra le mani un’opera dettata da Dio stesso ad Ermete e quindi uno scritto di eccezionale qualità da poter scrutare, nel tentativo di far emergere tra una frase e l’altra, l’essenza di quell’unica sapienza originaria, pura e vera, proveniente direttamente da Dio.

L’ermetismo contamina il neoplatonismo pagano e converge a più riprese nella gnosi cristiana, con le sue diverse fasi, alcune delle quali coincidono quasi perfettamente con la tradizione plotiniana. Neoplatonismo, gnosticismo, sapienza greca ed egizia, neopitagorismo, mistica ebraica e gnosi cristiana sembrano convergere tutte in questa raccolta dalla natura ascetica e dallo sfondo magico-religioso. Il carattere ermetico, cioè poco chiaro, è la grande fortuna di questi scritti. Ogni corrente influenza l’altra nella stessa misura in cui dall’altra viene a sua volta influenzata. C’è un continuo travaso di conoscenze, di tradizioni e di pensieri che si intrecciano in maniera indistricabile. Sono testi oscuri, sosterranno i critici, marchiati da un misticismo profondissimo, ma è proprio nell’oscurità che l’uomo prefigura immagini, valori e idee metafisicamente potentissime. L’ermetismo diventa la corrente dominante all’interno dell’Umanesimo e del Rinascimento che a sua volta influenza i più grandi scienziati del Cinquecento e del Seicento, tra tutti Copernico, che avendo studiato a Padova, resterà ammaliato dalla potenza culturale e filosofica del Rinascimento italiano e la sua formazione filosofica risulterà decisiva per l’elaborazione nel 1543, del De revolutionibus orbium coelestium, testo fondamentale e pilastro inamovibile della neonata rivoluzione scientifica.

“L’uomo non solo è illuminato da Dio, ma illumina; non solo va verso di lui, ma sa anche creare gli dèi”.

La traccia gnostica positiva è quella che favorisce le idee rinascimentali più importanti. A questa corsa verso le origini mitiche dell’età dell’oro, del sapere primo e incorrotto, partecipano davvero in tanti, e tutti, chi più chi meno, trovano nel Corpus Hermeticum un poderoso strumento iniziatico, capace di guidare l’uomo nel nuovo disegno del mondo. Qui è racchiuso oltre a un rinnovato interesse religioso che riprende e potenzia non solo l’idea di un monoteismo, presente ben prima del cristianesimo stesso, anche un profondo senso del dovere verso la conoscenza di se stessi e della propria natura, di chiara derivazione socratica. La rivelazione di una sapienza che affonda le radici in un passato lontanissimo è la scintilla che innesca la ricerca e lo studio di filosofi ed eruditi si concentra in queste nuove visioni, che daranno una spinta inarrestabile verso quel compito educativo al quale la filosofia deve necessariamente assolvere, magistralmente enunciato da Pico Della Mirandola.

Il passaggio storico decisivo è dato da quella che prese il nome di definitiva “cristianizzazione di Ermete”, anticipata ancora da Pico nel già citato De hominis dignitate, del 1486. Nel 1488 sul pavimento del Duomo di Siena viene rappresentato in un mosaico proprio il “tre volte grande” Ermete Trismegisto. In sequenza stretta, nel giro di poco meno di un trentennio abbiamo un dio pagano che entra nel canone cristiano; un personaggio mistico che convoglia nel cristianesimo. L’impatto del corpus e di Ermete nella tradizione umanistica e rinascimentale italiana è devastante, tanto che il rinascimento viene esportato in tutta Europa, arrivando fino ad essere alla base della scuola neoplatonica di Cambridge dei primi del Seicento e influenzando tutta una serie di correnti metafisiche dei tre secoli successivi.

Quasi ad unanimità, infatti, il Rinascimento italiano è stato riconosciuto come uno dei passaggi culturali, sociali, letterari, artistici e filosofici più importanti e decisivi di tutta l’umanità e il Corpus Hermeticum ancora oggi rappresenta un’opera imprescindibile per rivivere e riassaporare l’arcana sapienza degli antichi.

 

Si consiglia l’ottima edizione Bur Rizzoli, a cura di Valeria Schiavone, con testo greco e latino a fronte.