Henry David Thoreau – Walden, vita nel bosco. Un capolavoro senza tempo

Walden, vita nel bosco di Henry David Thoreau (1817-1862), esponente di spicco del trascendentalismo, un movimento filosofico e poetico sviluppatosi all’inizio dell’Ottocento, nel Nord America, che prende spunto dall’idealismo trascendentale[1] di Kant, rappresenta una della più grandi e complete riflessioni sul rapporto dell’uomo con la natura che siano mai state scritte.

L’opera appare come un diario personale relativo al biennio 1845-1847, che lo scrittore trascorre in completa solitudine nelle campagne del Massachusetts, nei pressi di Concord. Probabilmente neanche Thoreau, autore tra l’altro di un altra grande opera, Disobeddienza civile, avrebbe immaginato che questo suo resoconto privato sarebbe diventato il testo chiave del movimento ecologico e lui stesso una vera e propria icona del pensiero ambientalista e pacifista, nonché padre fondatore dell’anarchismo americano.

“Che sia vita o morte, bramiamo solo la realtà”

In Walden, vita nel bosco, Thoreau, ventottenne all’epoca della stesura, racconta la sua presa di distanza dalla società, per approdare a una dimensione più autentica, di vita solitaria e appartata, sia sul piano fisico con la costruzione di una capanna (che diverrà la sua casa per oltre due anni), la fabbricazione dei mezzi di sussistenza per coltivare la terra e il contatto diretto con la natura, che su quello mentale, con la riflessione intima e isolata che spazia dal campo della politica a quello dell’economia, si concentra sulla democrazia e si concede anche delle pregevolissime incursioni filosofiche.

Lo scrittore statunitense amava fortemente la natura ed era palesemente ostile sia nei confronti del mercantilismo che dell’utilitarismo. La vita per Thoreau si traduce dunque in un lungo cammino spirituale dove l’uomo deve impegnarsi a fondo per raggiungere la più alta elevazione morale possibile. Per far questo è necessario però ritrovare se stessi da un punto di vista spirituale, a costo di perdere il mondo. Ci troviamo però dinnanzi a una spiritualità che non ha nulla a che fare col tradizionale aspetto religioso e che non ha bisogno di relazionarsi o interfacciarsi con nessuna istituzione religiosa. È una spiritualità chiaramente più elevata, perché si erge sulla “solitudine buona”, riesce a calarsi nell’intimo, ad addentrarsi meglio nei meandri impervi e nascosti di quella identità interiore che si esplica nella sua massima espansione solo quando si trova in perfetta sincronia con la natura circostante.

“Conosco solo me stesso come entità umana; la scena per così dire, dei pensieri e degli affetti; e sono sensibile a una certa doppiezza con la quale posso rendermi distante da me stesso come da un altro. […] Non ho mai trovato un compagno che mi desse tanta compagnia come la solitudine”

Thoreau decide con grande lucidità di dar vita a questo geniale esperimento pratico e narrativo, perché uno dei suoi intenti è quello di dimostrare quanto potesse rivelarsi semplice vivere in armonia con se stessi e con la natura, rinunciando alle agiatezze della vita di città.

Walden, vita nei boschi è il manifesto della vita all’aria aperta. Thoreau è stato un vero ideologo che, prima di tutto nella vita, e poi nella sua opera, ha portato avanti idee squisitamente rivoluzionarie facendo spesso scelte estreme, dimostrando però grande coerenza e concretezza. Il libro è eccellente sotto diversi punti di vista. Alla lingua colta e raffinata si abbina un metodo descrittivo mai banale, dove si alternano capitoli brevi, con vere e proprie odi agli elementi della natura e alla solitudine (a cui dedica un bellissimo capitolo), seguiti da spazi di apparente calma e racconti di vita quotidiana, per giungere poi a capitoli dove si parte da una semplice riflessione che si trascina splendidamente per delle pagine e si arriva ad un preciso scenario di argomentazione filosofica di ampio respiro. La molteplicità di discorsi e la qualità degli stessi, scaturisce non solo dalla vasta cultura di Thoreau ma anche dal fatto che egli è stato un lettore onnivoro, che spaziava da Shakespeare a John Donne, da Milton a Ovidio, e il sapere è un elemento non affatto secondario in Walden, dove la cornice espositiva si focalizza in una dimensione di grande impegno culturale e di continuo desiderio di imparare.

“Una parola scritta è la più scelta delle reliquie. È una cosa allo stesso tempo più intima e più universale di ogni altra opera d’arte. È l’opera d’arte più vicina alla vita stessa. Può essere tradotta in ogni lingua e non solo letta ma effettivamente respirata da tutte le labbra umane; rappresentata non solo su tela o marmo, ma incisa dal respiro della vita stessa”.

Il testo di Thoreau è anche provocatorio. In una società che restringe sempre maggiormente gli spazi per l’uomo, è vitale cercare uno spazio per pensare, per riflettere sulla propria esistenza, sul proprio ruolo nel mondo. Ecco perché lo scrittore predilige la filosofia. Il pensiero filosofico è libero e gli uomini devono perseguire quella libertà e rifiutare lo stile di vita meccanico, monotono e ripetitivo, del falso benessere e dell’illusoria felicità materiale generata dall’industrializzazione e dall’urbanesimo, perchè, come afferma Thoreau “la richezza superflua può comprare solo cose superflue”. Inoltre il filosofo non si lascia imprigionare dagli schemi di pensiero generati dalla società e attraverso una costante ricerca emotiva, creativa e conoscitiva, segue quel necessario processo di estraniamento dal contesto sociale che lo porta inevitabilmente a valorizzare la dimensione interna, dopo essersi calato in quella “gioiosa solitudine”. In Walden, vita nel bosco abbiamo proprio questo portentoso sostrato filosofico, all’interno del quale è scandita una quotidianità fatta di gesti autentici e di pura contemplazione della natura.

“Essere un filosofo non è solamente avere pensieri sottili, e neppure fondare una scuola, ma amare la sapienza al punto da vivere secondo i suoi dettami, con una vita semplice, indipendente, magnifica e fiduciosa. E risolvere alcuni dei problemi della vita, non solo nella teoria ma nella pratica”

Fuori dai luoghi comuni e dalle frasi standardizzate che alimentano il web, trasbordanti del solito bieco romanticismo da quattro soldi che si limita a catalogare Walden come un luogo dell’anima o come una zona della fantasia accessibile a chiunque, senza comprendere bene neppure a cosa si riferiscono certi appellativi, mi sembra doveroso porre me stesso e il lettore a distanza di sicurezza da questi terribili stereotipi. Walden non è né un luogo dell’anima né un espediente della fantasia. È vita vissuta fin nel midollo. È scelta radicale.

Sarebbe altresì scontato definire Walden, come spesso si fa, un testo attualissimo, per le classiche motivazioni che in questi casi si avanzano. È attuale, certo, oggi più che mai, per sacrosanti motivi: la ricerca di uno stile di vita sostenibile, la relazione con la filosofia, (soprattutto con quella orientale), lo stretto legame uomo-natura, la critica serrata alla società dei consumi e dell’abbondanza. Ebbene, Walden, vita nel bosco, non è e non può essere un testo attualissimo solo per questo. Non è soltanto una collezione di illuminanti aforismi, non è solo una piacevolissima immersione lirica o un sapiente dispiegamento di metafore. Vi è dell’altro. Qualcosa di essenziale che travalica il campo puramente estetico. Senza dilungarmi oltre, lascio al lettore il compito di ricercare, dentro questo magnifico testo, l’altro significato, altrettanto attuale, certamente più profondo, di questo grande, grandissimo capolavoro immortale.

“Saremmo benedetti se vivessimo sempre nel presente e prendessimo vantaggio da ogni evento che vi occorre, come l’erba che confessa l’influenza della minima rugiada che vi cada sopra […] ci attardiamo nell’inverno mentre è già primavera”

 

 

1  L’idealismo trascendentale, in filosofia, è una variante dell’idealismo formulata da Immanuel Kant secondo la quale, in linea generale, un oggetto sussiste solo nelle forme mediante cui abbiamo un soggetto che lo pensa. Viene negata l’esistenza oggettiva di una determinata realtà esterna riducendo il tutto ad una pura rappresentazione psichica del singolo individuo.