Carlo Sini e quell’invito a leggere Baruch Spinoza

Questo bel testo di Carlo Sini mi è giunto di recente, inaspettatamente, dopo che avevo già letto i capolavori di Baruch Spinoza, che verranno immancabilmente proposti in questo percorso letterario.

Qui parliamo semplicemente di un invito e siccome la letteratura è fatta anche di consigli e di inviti, spesso decisivi per stimolare un proprio pensiero critico, il grande invito del Professor Carlo Sini, uno dei massimi studiosi del pensiero spinoziano, è a mio avviso doverosamente estendibile.

Questo volume è l’estratto della conferenza fatta da Carlo Sini alla rassegna chiamata Vale Philosophia!quel che resta dei grandi (edito dalla Book Time, nel 2012), nella quale i maggiori filosofi italiani s’impegnavano ad illustrare e commentare il pensiero dei grandi filosofi del passato.

Di questo encomiabile ed eccellente lavoro di divulgazione filosofica, è giunto a noi, tra gli altri, il bellissimo intervento di Carlo Sini che introduce la straordinaria figura di Baruch Spinoza. Questo piccolo libretto, di poco meno di sessanta pagine ha il pregio, non scontato, di rappresentare una convincente introduzione alla lettura dei testi del grande filosofo olandese di origine ebraica e desidero consigliarlo proprio come testo propedeutico per coloro i quali sono interessati a conoscere il pensiero di Spinoza.

A detta di molti è impossibile mantenere la stessa visione del mondo dopo aver letto Spinoza; posso dire, per esperienza, che è così.

Le opere di questo grandissimo pensatore, da dove si evince una formidabile costruzione intellettuale e una profondità di pensiero non sempre riscontrabile in altri filosofi, sono oggetto oggi di letture e riletture, fugaci sortite, analisi e rivisitazioni varie. Nel corso dei secoli i concetti spinoziani e l’intelaiatura che costituisce la sua originale visione del mondo, si sono liberati di tutta una serie di forzature e di pregiudizi e sono finalmente diventati accessibili non solo agli addetti ai lavori, ma anche a tutti coloro che desiderano conoscere una nuova, originale e non per questo meno veritiera interpretazione spirituale della vita e della natura, attraverso una diversa dimostrazione del divino.

 

Il testo è godibile e per chi non l’ha ancora fatto, la tentazione di prendere in mano lo straordinario capolavoro di Spinoza, l’Etica, non appena si giunge alla fine di questo prezioso libro, è fortissima. Il filosofo italiano ha l’accortezza d’introdurre tematiche che solo semplicemente accennate, mostrano tutto il loro incredibile fascino, a partire dal fatto che la filosofia deve tornare ad essere una disciplina di primaria importanza all’interno della società e che solo attraverso di essa si possono tracciare le basi per avviare l’uomo alla ricerca del Sommo Bene. Per Spinoza il Sommo Bene consiste nel pervenire  ad un Bene Vero, insieme agli altri individui, attraverso un’etica che operi  all’interno di una politica della vita, in cui tutti svolgano il loro compito per raggiungere un bene comune.

 

Le riflessioni offerte da Sini sono allettanti.

Innanzitutto mi preme evidenziare un concetto spinoziano molto interessante, ovvero che è necessario intendere della natura quanto basta per conseguire una natura umana più forte”.

Questo è di per sé già un elemento chiave, dove è evidente che la filosofia non è onnisciente ma deve offrire quanto all’uomo serve sapere e quanto serve conoscere, e quel “quanto basta” è sufficiente per vivere adeguatamente il destino assegnato ad ognuno. Quest’aspetto sarà alla base dell’enunciazione di Spinoza sulle esperienze di primo, secondo e terzo genere analizzate ampiamente nell’Etica. Il filosofo olandese sostiene che noi non abbiamo affatto “idee adeguate” e che il nostro compito non è quello di cambiare il mondo ma di cambiare le nostre passioni relative al mondo e che l’uomo deve concepire il mondo come Dio stesso, facendolo attraverso l’unico modo possibile , ovvero con “l’amore intellettuale di dio”.

Un Dio quello di Spinoza, che non è personale, perché se così fosse sarebbe una semplice e contradditoria proiezione di immagini umane, ma è un qualcosa di incommensurabilmente più grande: una divina ragione del tutto.

Spinoza è il precursore della vera società liberale, non sul piano materiale ma su quello spiccatamente etico-filosofico. Difende con tutto se stesso la libertà di pensiero e l’importanza di questa libertà per lui è vitale. Altro grande tema spinoziano appena accennato ma meritevole di approfondimento è quello della superstizione dell’uomo, affrontato nell’altro grande capolavoro: Il Trattato teologico-politico.

 

La via della liberazione passa dalla porta della conoscenza

Carlo Sini mette l’accento su un altro aspetto basilare: “accettare la logica del pensiero di Spinoza significa fare i conti con la sua totale e radicale negazione della libertà del volere umano”. L’esempio del sasso è a tal proposito illuminante.

 

Abilmente, il filosofo italiano scardina il luogo comune per eccellenza che vuole uno Spinoza decisamente ateo. Da queste pagine e dalle prime sublimi righe dell’Etica, questo supposto ateismo si dissolve e perde immediatamente ogni consistenza.

Ci si chiede piuttosto se è davvero così dissacrante l’idea di un Dio immanente, nata dalla sublime intuizione di una mente geniale, perché in fin dei conti l’uomo è una parte del Tutto, che essendo parte, ragiona come parte, all’interno della libera necessità del Tutto, non capendo che la sua visione è così inevitabilmente limitata.

L’Etica come  farà notare nelle ultime pagine Carlo Sini, sarà un percorso di liberazione proprio perché non si prefigge nessun insegnamento ma semplicemente ambisce a fare un po’ di chiarezza dentro l’animo umano, assalito dai dubbi e dalla paura e l’unico modo per ottenere una più alta e solida verità è trovare dentro di sé una voce più alta della propria singola visione delle cose.