Gustave Le Bon – Psicologia delle folle. L’impeccabile analisi psicologica

Psicologia delle folle di Gustave Le Bon (1841 – 1931), edito nel lontano 1895 e pubblicato in Italia nel 2013 da Edizioni Clandestine, rappresenta ancora oggi un vademecum per tutti coloro che desiderano comprendere nel profondo il comportamento delle folle; una miniera d’oro di sorprendente valore, filosofico e psicologico e soprattutto di straordinaria attualità in questo XXI secolo ricco di cambiamenti e trasformazioni.

Di trasformazione già parla Le Bon, nell’introduzione di Psicologia delle folle, quando sostiene che il suo secolo (l’Ottocento), “si colloca in uno di quei frangenti storici in cui il pensiero umano è in via di trasformazione”. E di trasformazioni se ne sono susseguite parecchie, non solo nel pensiero umano ma nei più svariati ambiti della società, spaziando dalla cultura alla politica, dalla religione alla tecnologia, dalla scienza al linguaggio, ecc.

L’autore francese, ascrivibile alla categoria dei sociologi ma anche a quella degli psicologi e dei filosofi, nonché dei biologhi, è stato un pensatore un po’ controcorrente, ma è proprio questa sua caratteristica ad avergli fatto raggiungere un numero così importante di estimatori.

In effetti dopo aver letto Psicologia delle folle, si prova proprio un sentimento di stima profonda nei confronti dell’autore, non solo perché il suo testo è uno di quei testi che si leggono d’un fiato, dal linguaggio pulito, un testo concreto insomma, sintetico, dettagliato, preciso, senza fronzoli, sbavature e giri di parole, ma anche perché racchiude in centocinquanta pagine una miriade di concetti brillanti e significativi e nell’insieme offre una serie di benefici spunti di riflessione.

Il testo è suddiviso un tre parti. Nella prima parte Le Bon affronta le caratteristiche generali delle folle e la conseguente legge psicologica che le contraddistingue, gli impulsi, la moralità, i ragionamenti e la formulazione del sentimento religioso con tutte le sue varianti. La seconda parte si occupa delle opinioni e delle credenze delle folle, concentrandosi sui limiti e la variabilità di queste credenze, offrendo anche un interessante spaccato sui grandi condottieri delle folle e i loro mezzi di persuasione. Infine nella terza e ultima parte, Le Bon classifica le folle in omogenee ed eterogenee approfondendo concetti quali civiltà, razza, setta, classe e casta.

C’è da dire che tra i grandi ammiratori del sociologo francese ci furono anche Hitler, Mussolini e Stalin, che lessero meticolosamente l’opera di Le Bon, mettendo in pratica specifiche tecniche di persuasione e di assoggettamento delle folle, ispirandosi chiaramente al testo. Nella nostra epoca, Psicologia delle folle viene apprezzata dai maggiori psicologi, filosofi e scienziati. Essi riconoscono la genialità intuitiva che l’autore ha avuto nel cogliere abilmente i vari aspetti che contraddistinguono il vero carattere della folla. La sua precisa indagine psicologia sulla moltitudine, sulla massa, intesa come unica mente pensante, più o meno influenzabile e suggestionabile è di una onestà critica a tratti disarmante.

La folla di Le Bon prende forma con lo scorrere dei capitoli. È un essere che si plasma strada facendo. Essa non è rappresentata necessariamente da un numero elevato di persone riunite, ma è uno stato d’animo comune, un preciso momento in cui il singolo individuo abbandona le sue peculiarità e si forgia di nuove e diverse caratteristiche che lo rendono partecipe di un’anima collettiva: è questa l’anima della folla. L’intelligenza individuale muore, decade, si disperde nell’intelligenza della folla, che livella verso il basso ogni singola saggezza.

La folla ben presto mostra evidentemente tutti i suoi limiti. Tutto si appiattisce, i sentimenti e le emozioni convergono in un unico punto e sono comuni a tutti. Per le Bon questo passaggio è l’anticamera per introdurre un concetto molto importante, quello che la folla offre a tutti gli individui spogliatisi della loro singolarità, ovvero la caratteristica dell’anonimato, in quello che viene chiamato: fenomeno di deresponsabilizzazione dell’individuo, mosso direttamente dall’inconscio della folla che diventa una grande anima irrazionale capace di dar sfogo (a seconda della tipologia di folla), alle sue più intime pulsioni.

Nell’individuo isolato l’interesse personale è una causa potentissima. Nelle folle non viene minimamente contemplato. L’esagerazione delle folle si basa solo sul sentimento e in nessun modo sull’intelligenza: esse sono capaci di possedere in egual misura bassi istinti ed elevata moralità, con un’immaginazione suscettibile di profonde impressioni, incapaci di riflettere e ragionare, dando più rilevanza all’apparenza rispetto alla realtà, ostili al cambiamento e al progresso, piuttosto conservatrici e dispensatrici di una propria specifica moralità.

Queste e altre considerazione trovano spazio nell’analisi psicologica di Le Bon. Cambia il contesto storico, cambia la società, ma certe dinamiche psicologiche restano simili, si muovono all’unisono, rispettando le proprie caratteristiche primordiali. Secondo Le Bon  inoltre, trattando temi di natura collettiva, le decisioni che vengono prese da un gruppo di idioti non si discosterebbero di molto da quelle prese da un gruppo di intellettuali, a riprova di come la folla tenda ad appianare le singole creatività.

Psicologia delle Folle è forse il più grande saggio sulla psicologia delle masse mai scritto nella storia.

Un testo da leggere e divulgare, e da rivisitare spesso, per non scordare mai come certi meccanismi in qualche modo si ripetano e siano esattamente gli stessi di cento anni fa. La psiche della folla funziona sempre allo stesso modo e certo Gustave Le Bon non poteva minimamente immaginare che il suo testo sarebbe stato così attuale anche oggi.

Psicologia delle Folle è un perno inattaccabile nella storia della psicologia e se la capacità di analisi e di critica dell’uomo poteva essere messa in dubbio più di un secolo fa, senza l’ausilio dei moderni mezzi d’informazione, è facile immaginare quanto la potenza degli attuali mezzi di comunicazione, nelle mani di pochissimi, possa oggi influenzare in maniera spaventosa la volontà di decine di migliaia di individui, non solo mettendone in dubbio quelle innate facoltà, ma azzerando sul nascere lo stesso pensiero critico dell’uomo e riducendo in briciole la sua capacità di analisi e di ragionamento.