Marco Aurelio – I ricordi. Il grande insegnamento dell’imperatore filosofo

I ricordi di Marco Aurelio, insieme a Colloqui con se stesso (Τὰ εἰς ἑαυτόν in greco), sono considerati due dei più grandi capolavori letterari e filosofici dell’antichità. I ricordi accolgono dodici libri di meditazioni e riflessioni filosofiche in forma di aforisma, scritte dall’imperatore filosofo nelle pause durante le campagne militari, quando si ritirava in profonda solitudine all’interno della sua tenda.

 

Marco Aurelio: l’imperatore

Marco Aurelio nacque da una famiglia di origine spagnola nel 121 e ottenne presto il favore dell’imperatore Adriano che ne curò l’educazione. A dodici anni studiava filosofia avvolto nel pallio dei Greci, dormendo sulla nuda terra o su un divano di pelli, fino ad indebolire irrimediabilmente la sua salute. Fu imperatore dal 161 fino alla morte, avvenuta per malattia nel 180. Fino al 169 mantenne la reggenza dell’impero assieme a Lucio Vero, il suo fratello adottivo, nonché suo genero, adottato anch’esso da Antonino Pio. La notte del 17 marzo del 180, dopo sette giorni di malattia, nel diciottesimo anno di regno e sessantunesimo di vita, muore, lasciando il regno ad un figlio indegno, allora diciottenne.

Dalla storiografia tradizionale Marco Aurelio è considerato come un sovrano illuminato, uno dei cosiddetti “buoni imperatori” menzionati da Edward Gibbon, che amministrarono in maniera saggia le provincie. Egli è ritenuto uno dei più grandi imperatori nonostante il suo periodo di reggenza fosse uno dei più difficili dell’intera storia imperiale. Il suo regno fu funestato da conflitti bellici di ogni tipo, da carestie, pestilenze, persecuzioni, sommosse, ribellioni e da una situazione di perenne instabilità.

Il prestigio e la grandezza del suo nome portarono alcuni imperatori successivi a tentare di far discendere un’inesistente legame familiare con lui. Tuttavia, in questa sede, parleremo di Marco Aurelio sotto il profilo filosofico, per rimarcare come la grandezza del suo nome e della sua statura non siano solo da ricercare nella gestione politica e militare dell’impero, ma che vi sia anche un altro aspetto che spesso passa in secondo piano ma che è l’unico elemento davvero importante per comprendere bene come e perché Marco Aurelio sia stato un imperatore illuminato, uno tra i più grandi di tutta la storia.

È tuttavia paradossale come l’uomo che all’epoca era il più potente del mondo, si renda subito conto di come le vittorie conseguite in battaglia non riusciranno comunque a fermare il corso della storia. Egli avvertii chiaramente che di lì a poco i barbari avrebbero avuto la meglio sulla forza dei romani. Sotto i suoi occhi si dispiega l’inizio di quella crisi irreversibile che decreterà la fine dell’Impero Romano.

 

Marco Aurelio: il filosofo

Marco Aurelio fu l’ultimo grande esponente dello stoicismo romano, insieme a Seneca ed Epitteto e lo stoicismo che come sappiamo è l’arte di vivere, quella costante e perenne ricerca di sapienza e virtù, con lui raggiunse uno dei punti più alti. Possiamo considerare Marco Aurelio soprattutto un filosofo. Egli stesso vede nella filosofia l’unica via perseguibile, qualunque strada si scelga di intraprendere e qualunque sia il nostro ruolo nel mondo.

Cosa resta dunque che ci possa scortare? Unica e sola, la filosofia. E questa consiste nel conservare incontaminato il tuo genio interiore da ogni insulto e danno, superiore al dolore e al piacere;[…] essere preparato ad accogliere qualsiasi avvenimento e sorte come cosa proveniente donde egli stesso è venuto e soprattutto fermo nell’attendere la morte serenamente (secondo libro aforisma 17)

Difficilmente nella storia si può scorgere una personalità di maggior successo e di così grande prestigio come Marco Aurelio. Nessuno avrebbe mai potuto pensare che un giorno sarebbe diventato imperatore. Di indole pacata, era timido e decisamente pacifista, amante della poesia e della letteratura. Insomma sembra una figura con caratteristiche piuttosto lontane da quelle che erano ritenute le principali inclinazioni del buon imperatore. Paradossalmente (e questo aspetto è bene rimarcarlo), Marco Aurelio ha fatto l’imperatore nel momento di maggiore espansione e bellicosità dell’impero romano. In questa situazione così complicata si sarebbe potuto trasformare da pacifista in guerrafondaio; avrebbe potuto vestire i panni di un mostro sanguinario, oppure quelli di un imperatore inadatto, impreparato, indeciso e non altezza, che avrebbe certamente fallito e condotto l’impero allo sfacelo.

Ma all’imperatore filosofo riesce il miracolo, ed è qui che la filosofia risultò essere determinante. Marco Aurelio non fu né un guerrafondaio né un incapace. Fu semplicemente Marco Aurelio. Fu se stesso, il filosofo. E quella di essere se stesso fu la strada migliore che poté intraprendere. Marco Aurelio rimase se stesso in uno dei momenti più tragici della storia di Roma.

Egli coltivò l’innata malinconia, l’ansia nello spirito, la fierezza della meditazione. La sua figura si erge sul far del tramonto, che trascina nelle tenebre tutta la filosofia greca. E l’orizzonte sarà senza luci, povero di colori. Sarà uno degli ultimi grandi modelli. Non di un saggio, divinamente sereno, ma di un uomo avvinghiato dal travaglio della ricerca che non ha mai fine, dallo sforzo etico che fa a pugni con l’assurdità del reale, dall’inaudita nobiltà d’animo.

 

I ricordi

Accogli senza arroganza, lascia con facilità (ottavo libro, aforisma 33)

 I ricordi non sono un diario, non sono le memorie di gesta, di azioni e ricordi passati. Sono piuttosto frammenti di saggezza che nascono dal profondo dell’animo, sono schegge di grande cultura, aforismi che riescono ancora oggi a raggiungere ogni mente, nonostante la distanza di secoli.

I ricordi rappresentano un testo fondamentale perché il successo di Marco Aurelio è uno dei più fulgidi della storia antica ed in generale della storia dell’umanità. Il filosofo insegna a chiunque. Proprio lui che resta in piedi nella tempesta. Che vive e si edifica nel contrasto. Rimane fedele alla sua natura nel caos della storia, nell’imperversare dei tragici eventi. Mantiene e sorregge se stesso. Egli resta sempre Marco Aurelio, anche davanti alla morte.

È quindi dovere di un essere ragionevole, di non mostrarsi in faccia alla morte né leggero, né iroso o superbo, attendendola come un fatto naturale (nono libro, aforisma 3)

I suoi scritti sono memorabili. Non è solo la voce di un uomo saggio che impartisce consigli sul miglior modo di vivere e su come creare le condizioni ideali per relazionarsi con gli altri. Marco Aurelio scrive anche per se stesso. La sua è lucida autocritica, pensiero che si rivolge contro. Qui troviamo anche la riflessione intima, la purezza del gesto che svela l’abisso a chi ha l’ardore di guardarsi veramente dentro.

Scava dentro. Dentro è la fonte del bene, fonte inesauribile, se ci scaverai sempre (settimo libro, aforisma 59)

Marco Aurelio insegna non solo a pensare ma anche a ripensare, e la capacità di ripensare e di fare autocritica è il fondamento stesso della filosofia. È la filosofia. Marco Aurelio, in un contesto impensabile, tragico, drammatico, ha il coraggio di ripensare criticamente. È questa la vera grandezza di quest’opera. Un invito a ritagliarsi, ognuno nella sua intimità, il tempo per guardare dentro se stessi, per riflettere in maniera critica sulle proprie azioni ed i propri pensieri.

Marco Aurelio insegna a coltivare il sentimento, prima di tutto nei confronti di se stessi. A non rinnegare la propria natura. Ad affrontare con coraggio la vita e il mondo, restando fedeli a se stessi.

È un modello di pensiero di uno spessore unico, che travalica il tempo ed il contesto storico entro il quale è stato partorito; un insegnamento inaudito: il più grande successo che si può avere nella vita è essere se stessi, restare se stessi davanti alle avversità, alle tragedie, conservarsi in qualche modo, nonostante gli infiniti scuotimenti a cui siamo sottoposti. Diventare continuamente se stessi.

Le parole di Marco Aurelio, nel loro sforzo etico, trovano certo un eco in ogni lettore. La sua è una voce a cui prestare attenzione, che dagli interstizi della storia si ripercuote in quest’epoca disillusa, più vera e più viva che mai.

 

Si consiglia l’edizione Einaudi, curata da Carlo Carena.