Salvatore Quasimodo – Ed è subito sera. Grandezza ed essenza dell’ermetismo

Ed è subito sera, di Salvatore Quasimodo (1901-1968), premio Nobel per la letteratura nel 1959, è una delle raccolte più belle e importanti dell’intera produzione poetica di tutto il Novecento.

La poetica di Quasimodo riesce ad esprimere in maniera molto esaustiva la tematica della solitudine, (tipica tematica dell’ermetismo) che ogni individuo a più riprese, per periodi più o meno duraturi, vive nel corso della propria esistenza. Il poeta di Modica inizialmente “sposa” proprio i principi dell’ermetismo, e si presenta quindi con una poetica oscura, sintetica, intimistica. Successivamente, in una fase più matura, introduce spunti di riflessione sulla condizione dolorosa dell’essere umano e sulla tragicità dell’esistenza che sembrano divincolarsi dai canoni ermetici per approdare ad una poesia di impegno civile. Lo stesso Quasimodo precisa in maniera sublime quello che dovrebbe essere il ruolo del poeta:

“La posizione del poeta non può essere passiva nella società: egli modifica il mondo. Le sue immagini forti, quelle create, battono sul cuore dell’uomo più della filosofia e della storia. La poesia si trasforma in etica, proprio per la sua resa di bellezza: la sua responsabilità è in diretto rapporto con la sua perfezione. Scrivere versi significa subire un giudizio: quello estetico comprende implicitamente le reazioni sociali che suscita una poesia. Conosciamo le riserve a queste enunciazioni. Ma un poeta è tale quando non rinuncia alla sua presenza in una data terra, in un tempo esatto, definito politicamente. E poesia è libertà di quel tempo e non modulazioni astratte del sentimento”.

La poesia ha dunque anche una valenza etica che delinea le condizioni affinché si possa realizzare un mondo migliore. Questo è possibile soprattutto grazie al contributo dei poeti, che attraverso la loro arte e le loro opere, inducono le menti alla riflessione attiva e all’impegno civile.

 

L’ermetismo

Uno dei precursori dell’ermetismo può essere considerato Dino Campana, autore dei Canti orifici. Quando si parla di ermetismo e di poeti ermetici, si raggruppano, forse in maniera un po’ troppo sommaria quasi tutti i poeti che operano tra le due guerre mondiali. I principali poeti ermetici sono Ungaretti e Montale, ma anche Umberto Saba, Alfonso Gatto e Mario Luzi, rientrano nell’ermetismo. C’è chi rifiuta questi accostamenti perché distingue nettamente una prima fase ermetica che va dal 1920 al 1930, quella di Ungaretti e Montale, e una seconda fase, che forse è proprio quella della poesia ermetica propriamente detta, che coincide precisamente con il primo periodo della produzione poetica di Quasimodo ed è soprattutto col poeta siciliano che prendono corpo i modi e le forme principali dell’ermetismo.

Prima di soffermarci brevemente sulla raccolta Ed è subito sera di Quasimodo, è opportuno spendere due parole sull’ermetismo. L’ermetismo, più che un vero e proprio movimento letterario, può essere considerato un atteggiamento, assunto in maniera spesso differente dai vari poeti che vi aderiscono. In modo più o meno marcato, i poeti che gravitano attorno a questa particolare forma lirica, mettono l’accento alla concezione mistica della parola, che si riallaccia alla figura leggendaria di Ermete Trismegisto di cui abbiamo illustrato tutto lo spessore filosofico nella grandiosa raccolta che prende il nome di Corpus Hermeticum. Il termine ermetico deriva proprio dal carattere oscuro, chiuso, di difficile lettura che i testi presentano. Lo stile degli intellettuali ermetici è anch’esso piuttosto complesso. Obiettivo principale è quello di rendere pura la poesia, essenziale.

La componente della purezza, viene intesa non solo come totale libertà metrica e stilistica ma anche e soprattutto come una libertà svincolata da ogni finalità pratica, commemorativa, narrativa e descrittiva. Queste caratteristica della nuova “poesia pura” predominano sull’aspetto celebrativo della poesia. La poesia ermetica rifiuta infatti la concezione oratoria, prerogativa spesso essenziale della poesia, intesa come celebratrice di ideali esemplari, per orientarsi attorno alla tematica essenziale all’interno della quale si può espletare meglio la purezza tanto agognata, ovvero la solitudine dell’uomo.

Certezze e miti in cui credere non esistono più, perciò i poeti ermetici si concentrano su una nuova formula linguistica e poetica che restituisca meglio l’immediatezza dello stato d’animo. Per questo la parola si fa essenziale, diretta, secca e immediata. Ci si guarda dentro dopo essersi ripiegati su se stessi e si descrive in maniera nitida la sconfinata angoscia interiore e la proverbiale miseria della propria natura. Chiusura, complessità, difficoltà d’interpretazione, ma anche straordinaria ricerca, esaltazione del sentimento, espressione della vera, intima profondità dell’essere umano. Queste sono le caratteristiche dell’ermetismo.

Tornando alla metrica, da un punto di vista esclusivamente stilistico, la poesia ermetica presenta l’uso frequente di due componenti che la rendono qualitativamente eccellente: analogia e sinestesia. L’analogia è l’accostamento immediato di due immagini, circostanze oppure oggetti tra loro lontani. Ardita, folle oscura ma quando è realmente ispirata questa tecnica riesce davvero a collocare la poesia in una dimensione aulica. La sinestesia, ovvero la “percezione simultanea”, è l’accostamento di sensazioni contrapposte avvertite simultaneamente. Anche questo elemento è straordinariamente efficace per elevare la poetica. La continua ricerca interiore e l’esternazione del male di vivere sono le due corde tese attraverso le quali si dispiega in maniera più o meno diversificata la poetica ermeneutica.

 

Ed è subito sera. Una grandissima raccolta poetica

 

Ed è subito sera

Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.

 

Quella appena proposta è una delle più belle e conosciute poesie di Quasimodo. Ed è subito sera dà il titolo alla raccolta proposta da Mondadori che include il meglio della produzione del poeta siciliano e che viene suddivisa in quattro parti: Ed è subito sera, Erato e Apòllion, Oboe sommerso e infine Acque e terre. La prima uscita delle oltre trenta poesie che compongono Ed è subito sera, risale al 1942 e si presenta come un’antologia di liriche esemplare per eleganza e struttura e benché ogni poesia si presenti come un pezzo unico, è in qualche modo profondamente legata a tutte le altre e forma un tutt’uno, secondo la logica stilistica di Quasimodo che considera la poesia come “una scheggia preziosa che deve brillare in uno spazio vuoto”. Abbiamo quindi tante schegge luminose che unite tra loro danno vita ad una grande luce che illumina il cammino dell’uomo.

In questo mondo poetico, fondato sia sull’amore della terra d’origine, che sui ricordi d’infanzia e della famiglia, risuonano, ma con accenti personali, cadenze pascoliane ed echi dell’“Alcyone” di D’annunzio. È presente il tema dell’esilio e della ricerca di un’identità che si è persa o che non si ha mai avuto la percezione di avere. La parola diventa “assoluta”, vive una sua vita autoctona, è slegata dal resto del mondo, è autosufficiente. Questa parola garantisce una spiccata astrazione concettuale ma un’altrettanta profondità del verso. Infine c’è la solitudine esistenziale dell’uomo contemporaneo che emerge in tutta la sua tragicità.

Oggi Salvatore Quasimodo non è più letto come un tempo. La tendenza delle nuove generazioni mostra un crescente calo d’interesse nei confronti del poeta siciliano. Non è una grossa novità nell’epoca delle passioni tristi, dove la sacralità del poeta non è più tale. Ce lo insegna bene Moravia, che ebbe anche il merito di ricordare a tutti proprio la sacralità del poeta. Indelebili le immagini che lo ritraggono commosso, omaggiare Pasolini il giorno dopo la tragica uccisione del grande poeta. Il poeta è sacro e il Novecento ci ha regalato tanti poeti ma purtroppo ci ha anche mostrato quanto è facile offendere certa sacralità. Non nascono più poeti nell’epoca delle passioni tristi, per cui teniamoci stretto Quasimodo con tutta la sua sacralità. Concludo con questa stupenda poesia che ritengo rappresenti uno dei vertici di questa raccolta e che esprime in maniera straordinaria il valore di uno dei più grandi poeti dell’intera letteratura italiana.

 

Convalescenza

Farsi amore un altro amore sento

Ignota a me, ma più di questa tarda,

che mi spinge sovente alle sue forme.

 

Abbandoni d’alga:

mi cerco negli oscuri accordi

di profondi risvegli

su rive dense di cielo.

 

Il vento s’innesta

docile al mio sangue,

ed è già voce e naufragio,

mani che rinascono;

 

mani conserte o palma a palma giunte

in distesa rinuncia.

 

Di te ha sgomento

il cuore secco e dolente,

infanzia imposseduta.