Carlos María Domínguez – La casa di carta. Viaggio onirico dentro il senso dei libri

Viaggio onirico dentro il senso dei libri

Pubblicato nel 2001, dallo scrittore, giornalista e critico letterario argentino Carlos María Domínguez, La casa di carta si colloca in quel genere di narrativa immaginaria e intellettuale che, tra le altre cose, pone l’accento sul reale concetto di libro, come elemento chiave, d’indubbia centralità nella vita di alcuni individui che amano la letteratura in maniera quasi maniacale.

L’incipit è folgorante. Una donna muore, travolta da un’auto, mentre legge un libro di poesie di Emily Dickinson. Poco meno di cinque righe. Subito dopo una frase che offre già uno spunto di riflessione notevole: “I libri cambiano il destino delle persone”. E come dare torto allo scrittore argentino. E’ una constatazione quasi scontata per tutti coloro che vivono di letteratura.
L’io narrante si snoda subito sulle orme di un libro destinato proprio alla defunta e da qui s’imbatte in un’accurata ricerca.
La grandezza del piccolo volume non è solo questa, benché l’avvio sia davvero promettente. L’apice si raggiunge con l’eccezionale narrazione che Dominguez ci regala nel III° capitolo quando descrive una grandissima biblioteca tenuta da un appassionato lettore argentino, affrontando i concetti chiave del senso della lettura e dei libri.

Si torna così al pensiero iniziale: “I libri cambiano il destino delle persone” per affrontare tutta una serie di aspetti legati al libro, alla sua funzione, al suo valore, alla sua unicità ed infine sentenziare brillantemente che “Anche le persone cambiano il destino dei libri”. Un cerchio che si chiude, perché “la biblioteca che si mette insieme è una vita. Non è mai una somma di libri”. Si tratta di un lavoro duro, accurato, appassionante; un’opera d’arte che prende forma, che plasmiamo e dalla quale veniamo plasmati.

Gli argomenti si susseguono con un ritmo piacevole e si trovano altri concetti via via sempre più interessanti, come le annotazioni fatte sui libri: riferimenti che conducono ad altri libri, in una catena che difficilmente potrà essere interrotta. “Solo sottolineando e scrivendo al bordo delle pagine si arriva a possedere il senso del testo”. Sublime.
E ancora il fatto che il lettore sia un viaggiatore che si muove in un paesaggio già scritto, un paesaggio che non ha confini, magari accompagnando a Goethe o a Baudelaire compositori come Wagner e Debussy, perché si sa, la voce segue il rigo né più né meno di come uno strumento segue la sua partitura e si può abbinare alla lettura una musica soave, sicuri che attraverso il tono e la melodia si possa creare una sorta di connessione con le parole, con le frasi, generando nella profondità del timbro uno straordinario contrappunto armonico.
Troviamo poi il paragone della pagina di un libro come un formidabile disegno e mi chiedo, alla luce di questa visionaria e stupefacente inquadratura, quanti capolavori avrebbe potuto dipingere per esempio Proust se le pagine della “Recerche” si potessero trasformassero in quadri: riempirebbe senza dubbio un centinaio di musei.

I libri talvolta restano legati alle persone molto più di quanto le persone si leghino tra di loro e lo fanno in virtù di un patto di necessità e di oblio. Sono i testimoni di un momento chiave delle nostre vite al quale non ritorneremo e che forse rimpiangiamo. Li rileggiamo, a distanza di anni e ci troviamo scorci d’infanzia, poesia, ritagli nostalgici, magnifiche assonanze e caos di ricordi che inspiegabilmente non seguono più un ordine e una cronologia. Libri su cui si torna, esattamente come si rivisita una città o un paesaggio e lo si riscopre, trovandoci però qualcosa di nuovo, di diverso, che incredibilmente tempo fa non avevamo visto.

L’abilità di Domínguez sta nel fatto di generare incrollabili realtà concepite dalla finzione. La storia scorre senza grossi sussulti, è vero (poco più di ottanta pagine da leggere d’un fiato), ma si ha la sensazione fin da subito che questo non crei nessun tipo di problema, perché prende largo, contemporaneamente, la certezza che la cosa importante, ciò che rimane davvero impresso, siano questi bellissimi concetti sul senso dei libri.

La lettura è una sorta di viaggio all’interno del libro e questo modo di viaggiare con anima, mente, corpo e cuore è una prerogativa solo di chi ama realmente i libri.
C’è chi giura che i viaggi più belli della vita siano stati e saranno sempre solo questi: stupende letture, straordinarie riletture. In fin dei conti anche Carlos María Domínguez la pensa così. E c’è da credergli.
Autore: Carlos Maria Dominguez
Titolo: La casa di Carta
Editore: Sellerio
Anno di edizione: 2011
Genere: Racconto
Pagine: 85