Joseph Conrad – Cuore di tenebra. Il viaggio, l’orrore e il fascino della prosa

La prima cosa che si pensa dopo aver letto Cuore di tenebra di Joseph Conrad, appena un attimo dopo il turbamento e lo sbandamento inziale, è l’eleganza e la ricchezza linguistica del testo nonché la forza dirompente della prosa, a tratti praticamente perfetta.

Edito da Feltrinelli nella collana dei classici “Universale Economica Feltrinelli”, il romanzo, oggi giunto alla sua sedicesima edizione, scorre via agevolmente dalla prima all’ultima pagina con la medesima lietissima cadenza, accompagnando il lettore dentro i diversi piani della storia e “aprendo” senza forzature le pagine, come si aprono le anse di un fiume che corre verso il mare.

Le descrizioni dei paesaggi e dei personaggi di questo cammino “nel Mistero”, come giustamente lo ha definito Alessandro Baricco nella postfazione, sono un esempio di altissima letteratura.

A mio avviso uno dei più grandi meriti del romanzo è il fatto di possedere una prosa prodigiosa, che fa di Joseph Conrad un maestro assoluto dello stile e di Cuore di tenebra uno dei testi più letti di tutta la letteratura del Novecento. Un valore aggiunto indubbio, determinante, essenziale. Senza la geniale accortezza linguistica di Conrad, Cuore di tenebra sarebbe apparso ancora più ostico, perché, non tragga in inganno la brevità, parliamo di un testo decisamente complesso, misterioso, enigmatico, che non si finirà mai d’interpretare, ma parliamo soprattutto di un romanzo  terribilmente bello, di una bellezza delirante, “oscura”; una bellezza che turba, che va a fondo.

Cuore di Tenebra, (titolo originale Heart of darkness) fu scritto da Conrad in due mesi, nel dicembre del 1898, in seguito a un viaggio che lo stesso scrittore fece in Africa nel 1890. La maggior parte dei personaggi che Conrad descrive nel romanzo sono uomini che lo stesso scrittore ha realmente incontrato. Tra i tanti spicca la figura di Kurtz, frutto di una geniale commistione tra realtà e fantasia.

Elemento da tenere in considerazione è sicuramente l’influsso che la straordinaria figura di Rimbaud, con la sua incredibile biografia e il suo mito, ha avuto in Conrad. Il poeta francese, come lo stesso scrittore di origine polacca si sono cimentati in una spedizione verso l’ignoto, un viaggio verso l’origine del mondo, in un luogo di immane bellezza: l’Africa.

 

Un viaggio straordinario sotto tutti i punti di vista

Pertanto, non è solo la prosa a fare di un romanzo un capolavoro. La prosa da sola non basta. Ci vuole altro. E questo “altro” è rappresentato dallo stupendo e variegato concetto di viaggio, che espone lo scrittore.

Qua parliamo anche e soprattutto del “viaggio” per eccellenza. E la letteratura è essenzialmente viaggio, nelle diverse modalità e interpretazioni e nelle varie sfumature.

In questa grandiosa opera troviamo il viaggio reale, geograficamente effettuato, con il suo preciso percorso di esplorazione e la sua chiara connotazione commerciale, (in questo caso si parla del commercio dell’avorio).

A questo si affianca il viaggio eroico. Il mito. Il protagonista Marlow deve superare ostacoli e difficoltà e lo fa con la stessa audacia con cui Ulisse, nell’Odissea, affronta tutte le asperità.

Il livello successivo è il viaggio dentro di sé, il viaggio all’interno della propria essenza. Il dialogo serrato con la propria coscienza, i dubbi, le domande, questo continuo flusso d’interrogativi. Cercare di dare un senso al tutto.

Infine abbiamo il viaggio al centro del mondo. Il Congo si trova al centro dell’Africa, attraversato dall’equatore. Ma oltre a questo aspetto prettamente geografico, il viaggio al centro del mondo rappresenta un viaggio verso quel centro ideale di origine dell’umanità; un mondo primitivo e arcaico, dove il tempo sembra essersi fermato, dove domina l’istinto, il selvaggio, l’autentico, il vero. Un tempo e un luogo primordiali.

 

Il colonialismo e il significato dell’Orrore

Conrad, da gran maestro qual è, pone sullo sfondo un altro grande tema di Cuore di tenebra, ovvero la tematica del colonialismo. Alla fine dell’Ottocento ci troviamo in piena espansione coloniale. Un fenomeno che ha consentito ai paesi europei, col pretesto della civilizzazione, di sfruttare sotto tutti i punti di vista le risorse dei popoli africani. In alcuni passaggi del romanzo l’avversione di Conrad al colonialismo è evidente. Stupendo e decisamente eloquente è a tal proposito, l’insensato bombardamento delle deserte coste africane da parte di una nave francese. Ma su tutti gli elementi letterali critici nei confronti del metodo coloniale da parte di Conrad, spicca un po’ ovunque il contrasto tra il bianco il nero,  che coinvolge anche lo scontro tra la luce e le tenebre e di conseguenza quello tra il bene e il male, con un intreccio portentoso di significati che si mescolano tra loro.

 

“..I tratti del fiume si aprivano davanti a noi e si chiudevano alle nostre spalle, come se la foresta avesse tranquillamente attraversato le acque per sbarrare la strada del nostro ritorno. C’immergevamo sempre più a fondo nel cuore di tenebra…”

 

Ci troviamo dinnanzi ad opera assoluta. Una grande, grandissima lettura. Una morale che contrasta con quella di Dostoevskij. Un testo che esige attenzione e che offre innumerevoli spunti di riflessione.

Cuore di tenebra è un immersione interiore, un percorso interiore e la sua fine, il suo epilogo, è totalmente interiore.

Un epilogo tragico, direi, e quando Kurtz “ ..gridò in un sussurro a qualche immagine, a qualche visione – gridò due volte, un grido che non era più di un respiro. L’orrore! L’orrore!”, non si riferisce tanto a quello che l’uomo è capace di fare, quanto a quello che l’uomo spesso è, a quello che diventa: brutalità, ribrezzo, atrocità. In una parola, Orrore!

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